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venerdì 16 dicembre 2016

Disturbo d'ansia

Io...non posso più fingere.
Mi dispiace, da troppi anni inganno i miei cari, gli amici e i semplici conoscenti, ma soprattutto me stessa. E' giunto il momento di dire basta a questa farsa di atteggiamenti compiacenti.
Da piccola era tutto più semplice e spontaneo. Con la maturità però ho sentito forte crescere in me questo senso di estraneità.
Sono diversa

martedì 19 luglio 2016

L'estate che si è portata via D.

C'è una ragazza seduta sotto il grande albero che nelle mattine fresche della riviera fa vibrare le foglie al vento.
C'è una ragazza. In silenzio. Seduta.
C'è una ragazza e il tempo è come sospeso, l'albero e le foglie immobili. Il vento ha smesso di soffiare. Le cicale di cantare.
Vicino a lei muto, un andirivieni triste di giovani sconvolti, spaventati.
L'estate che si è portata via Daniele li ha cambiati, per sempre.
A diciassette anni morire non è un concetto ammissibile, non lo è mai a dire il vero, soprattutto se si svela vigliacco: non si può immaginare che i progetti della serata, della vacanza, del rientro, della Vita, possano venire spezzati in pochi minuti, nel tempo e nel tragitto che separa dai saluti sotto l'ombrellone al rivedersi sul lungomare dopo il crepuscolo.

C'è una strada lunga e dritta che dalla spiaggia porta verso l'interno della città, c'è una strada lunga e dritta come il fiume che la costeggia fino tuffarsi nel mare, c'è una strada percorsa tante volte, sul viso l'aria fresca.
C'è un strada che porta dagli amici e poi di nuovo a casa, da mamma e papà.
Ora sono tutti qui, dopo la più assurda delle telefonate, quella il cui sol pensiero fa trasalire il cuore.


venerdì 10 giugno 2016

Quattro di quattro

Succedeva un anno fa in questo periodo. Il flusso dei miei pensieri caotici...lo consegno a te.
“Pensavo a quanto le nostre vite erano state diverse in questi anni, e anche simili in fondo, quattro di quattro possibili percorsi iniziati dallo stesso bivio.” (cit. da "Due di Due" di A. De Carlo modificata).

mercoledì 1 giugno 2016

Di erba, bimbi e Vita

- Mamma, c'è da bagnare l'erba!
Abbiamo un nuovo prato, un prato a rotoli: ora la nostra erba è più verde di quella del vicino.
- No, perché? chi l'ha detto?
- Papà.
Già lui. Lui ha una recente ossessione per l'erba del nostro minuscolo giardino.
- A me papà ha detto che se pioveva, si poteva evitare.
- Sì, ma son venute giù due gocce!

Ha ragione.

- Cavoli, ormai non te la si può più fare a te
- No
- ...e come mai DoppiaEmme te la fa ancora?
DoppiaEmme è il bambino terribile che nessuno vorrebbe incontrare sulla propria strada. Invece tutti ne abbiamo uno/una nella nostra vita di fanciulli

- Forse perché MM lo conosco da pochi mesi
- Ahhhh invece a me mi conosci da un po' di tempo...
- sei anni e mezzo
- Beh più i 9 mesi di gravidanza, non ce li vogliamo mettere?
- ah già. Ma son noiosi.
- come noiosi? Per me son stati bellissimi! Tu ti sei annoiato?
- vedi un po' te...vorrei vedere se per te è divertente stare essere legato in una caverna.

Reminescenze dalla vita precedente, la vita che precede la nascita.
Semola all'ecografia dell'ottavo mese, si presenta podalico, stravolgendo un bel po' i miei piani di parto, completamente legato e famelico di esperienza, aspettava annoiato che qualcuno venisse a slegarlo!

mercoledì 18 maggio 2016

Passeggiando in bicicletta...

Le biciclettate nella natura, come i viaggi in macchina, stimolano conversazioni profonde.
E' la dimensione del viaggio che libera il pensiero dalle briglie domestiche, permettendogli di "spaziare" verso gli orizzonti tracciati dalle nuove connessioni sinaptiche.
Qualche sabato fa abbiamo pedalato tra le acacie fiorite lungo la Dora, sullo sfondo, un elemento insolito, ma a suo modo integrato nel paesaggio: stagliata netta, la linea della tangenziale, percorsa dalla fila di automobili che si rincorrono all'infinito, ma rese inaspettatamente mute dalla distanza e dal cinguettio che sovrasta il rombo dei motori.

sabato 30 aprile 2016

Il lavoro nasce sotto i cavoli

I bambini non sono creature programmabili e la loro imprevedibilità, spesso, ci fa traballare.

Inseguendo nel bosco il sentiero delle primule e violette, col respiro affannato per la dolce salita, ma rigenerato dalla brezza marina che sull'Appennino si mescola con quella collinare, guidati da gorgheggi e cinguettii, quando meno te lo aspetti, il seienne ti infila lì una domanda esistenziale.

giovedì 24 marzo 2016

Six degrees

Six degrees. Sei gradi, forse meno. Non ci ho dormito per una notte.
Si dice che ciascuno di noi sia collegato a qualsiasi altra persona da una catena di relazioni di non più di cinque intermediari.
Sei gradi separano me, da chi si è appropriato (indebitamente) del mio ombrello.
Ma perché siamo così attaccati alle cose?
Forse perché spesso siamo noi ad appartenergli, e non il contrario.

Un pezzo di me se ne è andato con l'ombrellino, ricordo del matrimonio.
Che sensibile incastro di congiunture favorevoli è un matrimonio, a partire dal giorno della celebrazione.
L'estate che l'ha preceduto è stata secca, afosa, innaturalmente arida, tranne quella data.
Man mano che ci si avvicinava, le previsioni non lasciavano scampo, man mano che arrivava il momento, anzi, le previsioni peggioravano.
Sposa bagnata, sposa fortunata! - mi son detta e così mi hanno ripetuto per tutto il giorno anche i bagnati, seppur gaudenti, invitati.
Il mio ombrellino ha una storia. Che si intreccia con la mia, in uno dei giorni più emozionanti.

Mi si stringe il cuore a saperlo chissà dove, chissà con chi. Gettato nell'angolo di un androne, tra odori e suoni sconosciuti. A ricominciare la sua storia.
Sarà degna di lui? Chissà se possono immaginare cosa rappresentasse per me?

Non era di valore, un acquisto al mercato, ma la proprietaria del banco, nel consigliarmi aveva partecipato ai miei preparativi. Noi donne, siamo così: un'innato spirito competitivo ci spinge a farci la guerra per lo sguardo di un uomo, ma nei vissuti su cui fantastichiamo sin da bambine, prevale la sorellanza e partecipiamo con i sentimenti, anche da estranee.

Dopo lunga ponderazione, dopo calorosi auguri di venditrice e passanti "dai, magari non piove", sono tornata a casa con quello che mi sembrava l'unico ombrello in grado di essermi di riparo in caso le tempeste più turbolente si fossero abbattute su di me, a partire da quel giorno speciale.
A casa l'ho riposto con cura in un angolo lontano dai possibili attacchi dei curiosi più piccini, insieme al suo compagno, l'ombrello del futuro consorte, in attesa delle nozze.

Non nego di aver sperato fino all'ultimo in un cielo sereno, ma quando, uscendo dal portone, dopo mesi di sole, si è scaricato il finimondo, alla fine mi son sorpresa a pensare: "...almeno userò il mio ombrellino".
Il pensiero mi ha consolato.
E la festa è stata perfetta, non avrei potuto chiedere di più.

Six degrees, caro sconosciuto-ruba ombrelli.
Siamo più vicini di quanto tu possa immaginare.
Sarai proprio tu a riconsegnare l'ombrellino nelle mie mani, e finalmente io mi riconsegnerò alla sua protezione, quella della sua ampia tesa fiorata e quella del bel ricordo vissuto.
Non posso sapere quando accadrà di imbatterci l'uno nell'altra e ci sorprenderà il dove, ma sarà sicuramente un giorno felice, di pioggia.


giovedì 17 marzo 2016

Nei luoghi dell'attesa

Siamo una specie complessa noi esseri umani e per una sorta di trasposizione dal particolare al generale, ci è piaciuto complicare anche la realtà in cui viviamo.
Per esempio abbiamo creato luoghi per ogni situazione/evenienza.
La casa, estensione del nostro essere, cuccia di pace, più spesso campo di aspre battaglie, purtroppo non si può condurre a spasso come il guscio della lumaca e così ci siamo ingegnati.

giovedì 25 febbraio 2016

Il tesoro è sulla X

Da quando per casa circolano terribili pirati che nascondono i loro tesori negli anfratti più reconditi descrivendone la segreta ubicazione in geroglifiche mappe, la X è diventata simbolo indiscusso di inestimabili fortune.
Infatti anche per me, l'arrivo sulla X, a cui mi ha condotto questo fruttuoso week end, mi ha fatto riscoprire antichi tesori, sepolti sotto i miei occhi, da tempo incapaci di scorgerli.
La X di cui parlo è quella con cui è stata etichettata la mia generation ed in particolare l'adolescenza di quelli della mia generation, ovvero i quasi-quarantenni-barra-cinquantenni di oggi.

sabato 6 febbraio 2016

C'era una mamma e c'era un pancione

A Chupito per il suo quarto compleanno:

C'era una mamma e c'era un pancione,
lui lievitava e lei svolazzava.
Per nove mesi, stretti abbracciati,
prima tocchi di piuma, poi calci ben dati.

mercoledì 20 gennaio 2016

L'autunno e i suoi colori

Anche l'autunno della vita ha le sue luci, quelle luci che non hanno le altre stagioni. Joseph Joubert

L'autunno 2015 è stato davvero mite. Anche questo inverno lo è abbastanza (fino a oggi che fa freddissimo!!!), ma non è altrettanto luminoso e colorato.

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