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venerdì 24 luglio 2015

Ci sono piccoli gialli, piccoli blu e...piccole (!) censure

"Piccolo giallo e piccolo blu" è un testo per l'infanzia scritto e illustrato da Leo Lionni, pittore del Manifesto futurista e autore, scomparso negli anni novanta, di brillanti libri per piccini.




Non lo conoscevo, lo ammetto.
Se sono giunta a conoscenza di questo e altri capolavori per l'infanzia devo ringraziare il sindaco di Venezia. Il neo sindaco di Venezia. Tale sig. Brugnaro fondatore dell'agenzia per il lavoro Umana (!) da poco più di un mese sindaco della Laguna, divenuto famoso in Rete per la sua prima azione ufficiale non appena insediato: una lista di pericolosissimi testi da bandire dalle scuole della infanzia e dai nidi di Venezia.


La lista dei testi censurati, da cui prendere spunto per leggere OTTIMA letteratura per l'infanzia

Testi pericolosi per l'integrità identitaria dei bambini...
no, no, scusate è una definizione troppo sofisticata, le giustificazioni addotte son più di pancia: i testi sarebbero pericolosi perché...gender!
"Si chiede di voler raccogliere i libri “gender”, genitore 1 e genitore 2, consegnati durante l’anno scolastico e prepararli al fine del ritiro che avverrà al più presto da parte di un incaricato. Con i migliori saluti" Questo il testo della circolare inviata al personale docente delle scuole di Venezia. 
Il fatto non trascurabile che la fantomatica teoria gender in realtà non esista, non credo possa essere sfuggito all'aspirante primo cittadino, ma evidentemente gli ha fornito un valido argomento in campagna elettorale, contribuendo alla sua vittoria.
Elettori quindi consapevoli, consenzienti e conniventi con quanto sarebbe accaduto in seguito alla elezione. Il sindaco non ha fatto altro che mantenere le promesse fatte. Primo caso nella storia politica. Se della molto discutibile iniziativa di Brugnaro ne han parlato in molti, voci autorevoli e meno (la mia tra queste) del fatto che abbia vinto anche grazie al cavallo di battaglia della sua campagna elettorale, la lotta alla (non esistente!) teoria gender, questo è altresì preoccupante e mi premeva sottolinearlo.

I suddetti testi erano disponibili (non imposti!) nelle biblioteche scolastiche, potevano essere utilizzati per stimolare riflessioni importanti sulla vita e sull'esistenza, e i bambini, anche i più piccoli, adorano filosofeggiare. Ma la maggioranza ha voluto che certi argomenti fossero di esclusiva pertinenza e competenza famigliare, come se i bambini non fossero parte di una società con la quale costantemente si confrontano anche per formare la propria individualità, di fatto limitando la libertà del mandato educativo della scuola, considerata anche la varietà dei testi colpiti.

Infatti se forse uno o due si possono ricondurre ad un discorso sull'identità di genere e sull'abbattimento di stereotipi di ruolo (non sia mai che si abbattano stereotipi convenienti, talmente vantaggiosi da essere dei veri e propri privilegi per un genere a danno dell'altro!) in molti testi tra cui appunto il succitato "Piccolo giallo e piccolo blu" (o "Guizzino" o "Pezzettino") argomenti legati al gender, io non riesco a trovarceli nemmeno se mi impegno! Amicizia, rispetto, tolleranza, accettazione della diversità e scoperta della propria unicità e viceversa (scoperta della diversità e accettazione di sè) valori intesi in senso ampio, anzi AMPIO, proprio per rendere visivamente l'idea di come non siano riferiti strettamente ad argomenti di orientamento sessuale, anzi è allarmante che si veda quest'ultimo aspetto laddove è un concetto generico di libertà di espressione di sè.

Altri testi come Piccolo uovo di Francesca Pardi descrivono una realtà già ESISTENTE di famiglie differenti e variegate di cui i bambini fanno già parte.
La bruttura della censura è anche questa: negare una realtà (magari minoritaria, ma VERA) per non concedergli la dignità di esistenza e consegnarla all'angoscia della discriminazione.

Non tutto il male vien per nuocere però, da una vicenda del genere sono emersi anche aspetti positivi, il più importante la reattività del popolo Internet, che diffondendo e commentando la notizia ha contribuito alla diffusione di OTTIMI testi per l'infanzia e a promuovere la cultura della lettura.

Riflessioni, reazioni, commenti interessanti e stimolanti.
E spassosi, come le parodie di censura su altre losche e promiscue favole: Il brutto anatroccolo (chi sono i suoi veri genitori e perché lo hanno abbandonato?) Biancaneve e i sette nani ( ca va sans dire, la loro convivenza è assai bizzarra) a cui aggiungo le mie riflessioni personali su alcuni beniamini moderni.
Per esempio Peppa Pig, superficialmente una ineccepibile famiglia modello, ma i genitori di Papà Pig che fine han fatto? Perché non si vedono mai e nessuno ne parla? Quali terribili segreti nascondono le origini del papà più bischero della storia dei cartoons? E vogliamo parlare dei puffi? Gli strani ometti blu alti due mele o poco più, sui quali pesava il sospetto da tempo e che di recente, sissignori, han fatto coming out, esibendosi in balletti sulle note di YMCA abbigliati come i Village People (ndr. pubblicità reale in onda di questi tempi sui canali della tv per ragazzi!!!).

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