Pagine

martedì 30 dicembre 2014

Al nuovo anno...

Al 2014 non ho veramente nulla da recriminare.
Magari dall'esterno posso a volte apparire una borbottona con tendenza al mugugno genovese e la passione per la sceneggiata napoletana (nel lamento esprimo tutta la mia multiculturalità!), ma se devo ripensare a qualcosa andato storto e che vorrei raddrizzare con il nuovo anno, beh non mi viene in mente nulla: mi ritengo in fondo soddisfatta di quest'ultimo giro intorno al Sole.

Al nuovo anno però vorrei lo stesso chiedere qualcosa...ma non saprei bene come definirlo...è una sorta di stato di grazia. Oggi si usa il termine mindfulness per esprimere un concetto antico come il mondo: mente e cuore vigili di fronte all'esperienza.

Caro 2015, 
dammi occhi attenti per vedere il bello e cuore ben disposto, come direbbe Saint-Exupéry, per scorgervi dentro l'essenziale.


Sebastiao Salgado - Il sale della terra
Questo ragazzino non ha nulla, nemmeno una maglietta integra, ma dal suo corpo traspare fiducia nelle proprie forze e determinazione nell'affrontare il destino.
Il suo compagno, un cane ossuto. Con la stessa forza interiore.
Questo ragazzino si è salvato (lo voglio credere!), si è salvato dall'inferno in cui è precipitato (costretto all'esodo per le solite ragioni politiche ed economiche di qualcun altro), nel momento stesso in cui ha deciso di tenerlo fuori da sé.

Sebastiao Salgado - Il sale della terra
Tanzania 1994, di nuovo un campo di profughi, di nuovo la tragedia di una fuga, della ricerca di un rifugio dalla persecuzione.
In mezzo alla disperazione, una madre ed un bambino...giocano.
Occhi negli occhi, lo sguardo dell'infante è pieno di fiducia: lui, lì dov'è, tra le braccia materne, si sente al sicuro. La madre risponde: sono qui con te.

Sebastiao Salgado - Il sale della terra
Mano di iguana, o mano di cavaliere medioevale che indossa la cotta pronto per la battaglia?
Essere umano o animale? O semplicemente essere?
La fotografia dice: noi non siamo parte della Natura, noi siamo Natura.

Queste immagini, qualcuno le riconoscerà, sono di Sebastião Salgado, fotografo di fama mondiale. E io spero di non aver commesso (troppo) peccato a inserirle qui in mini-mini-miniatura. E' la legge divina dei diritti d'autore che incombe minacciosa sulla vita di un essere Social e opprime ogni scelta di condivisione: condividere o non condividere? Questo è il problema!

Questa volta, però, mi è stato impossibile evitare. Queste immagini, scelte tra una moltitudine di bellissime e alcune ben più famose, sono folgoranti e dense di significato.

Sono tratte da Il Sale della Terra, un film-documentario del regista Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, figlio dell'autore stesso delle fotografie.

Il film racconta le scelte estreme di questo artista e della sua compagna (di Vita con la maiuscola), che han fatto della macchina fotografica uno strumento di analisi antropologica.
Durante tutto il documentario, scorrono fulminanti a tratti spaventosi i fotogrammi che ritraggono le sue ricerche e le sue esplorazioni sulle condizioni umane all around the world.

La storia dei suoi reportage più famosi: Other AmericasLa mano dell'uomo (1993), In cammino (2000) si interseca con la storia incredibile della sua biografia, da cui emergono tutti i tratti che caratterizzano questa personalità poliedrica: un fotografo, un artista, un esploratore, un antropologo. Ma forse l'ordine di descrizione andrebbe più correttamente invertito: perché Salgado è innanzitutto un appassionato studioso e osservatore dell'Uomo. Una passione profonda e pervasiva che come spesso succede con le passioni travolgenti, lo conduce alla fine ad ammalarsi.
Il suo animo si avvelena per tutto il carico negativo accumulato.

La cura è una nuova indagine esplorativa ed introspettiva.
La ricerca delle origini, della nascita della vita, della Natura non contaminata dall'intervento della ferocia dell'uomo, nasce così: Genesis. Messaggio di speranza, messaggio di rinascita che si concretizza nell'intervento di riforestazione della fazenda di famiglia: un territorio di migliaia di ettari inariditi che si ripopola passo dopo passo, seme dopo seme, della mata brasileira.
Il film ci lascia per fortuna con queste immagini positive di speranza.

Forse che uno spiraglio di salvezza dalle atrocità e bestialità che lo stesso uomo commette sull'uomo si possa ritrovare nello spostare il focus (dell'obiettivo)?
Il paesaggio da sfondo deve diventare protagonista e l'uomo un suo elemento in armonia.


Ah ancora una cosa Caro 2015. Portaci tanti, ma tanti, film come questo, grazie.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...